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V Domenica di Quaresima (Gv 11,1-53)

Carissimi,

                la Liturgia quaresimale ambrosiana sottolinea in modo particolare l'aspetto battesimale perché alle sue origini, costituiva la preparazione prossima dei Catecumeni che avrebbero ricevuto il Battesimo nella Veglia Pasquale. Così facendo ci aiuta a riflettere sul significato della nostra identità di cristiani, che proprio nel Sacramento del Battesimo trova una delle sue radici più profonde. Il senso della nostra identità infatti si fonda su ciò che possiamo chiamare “il carattere”, ciò che ci determina stabilmente, profondamente. Ma al tempo stesso essa ha a che fare con le nostre relazioni che la confermano, la fanno crescere, la confrontano.

Se il carattere, per certi versi è immutabile, persistente, le relazioni sono invece costantemente in evoluzione, e dunque la loro problematicità, la loro crisi mette in questione la nostra identità. E' ciò di cui ci parla il Vangelo, l'esperienza di Marta e Maria, del loro lutto, del distacco espresso dalla morte che in un certo senso rappresenta un avvenimento fondamentale nel processo delle relazioni.

Proprio in questa situazione nevralgica della vita di Marta e Maria si inserisce Gesù con la sua parola e il suo gesto.

Come vivono questo momento di crisi le due sorelle, come lo viviamo noi ? La descrizione evangelica ce ne offre una immagine esemplare. Da una parte esse, e spesso anche noi, sembrano rifugiarsi nel passato, che può significare ritornare ai ricordi, oppure al rammarico (“Se tu fossi stato qui...”). Dall'altra parte invece ci si proietta nel futuro, che può essere sempre portatore di speranza (“So che risorgerà nell'ultimo giorno” dice Marta). Nella vita cristiana in particolare la fede in Dio autorizza e sostiene ogni speranza.

L'intervento di Gesù tuttavia va oltre, in un certo senso rovescia questa logica: “Io sono la risurrezione e la vita” Io, oggi, qui, adesso, dice a Marta. Nella parola del Signore, che subito si trasformerà in azione, ci viene offerto un grande annuncio, un grande insegnamento. La fede in Gesù ci viene data non tanto perchè possiamo riporre la nostra speranza nel futuro, perchè possiamo proiettare nel domani le nostre attese, i nostri desideri, ma perchè oggi possiamo ritrovare pienezza e significato al nostro vivere.

Vivere il presente non è poi cosi facile. In questa nostra stagione di vita infatti il tempo sembra sfuggirci dalle mani, a partire dai cambiamenti delle cose e delle situazioni sempre più rapidi e inafferrabili, nei processi di accelerazione della storia a cui stiamo assistendo, nel dominio della quantità di cose, situazioni, volti che affollano le nostre giornate.

Nella risurrezione di Lazzaro non vi è soltanto una anticipazione, un presagio della risurrezione di Gesù e quindi della nostra, ma l'invito a cercare, nell'incontro con il Signore, la forza e la fiducia per affrontare il nostro presente. La fede è anzitutto per l'oggi, qui.

In questo tempo nel quale sembra così difficile rintracciare segni di speranza, dove pare che a prevalere siano gli interrogativi seri o addirittura drammatici sul futuro del mondo, chiediamo che la fede in Gesù possa essere stimolo e forza per affrontare le sfide che abbiamo dinanzi.

Don Gian Piero