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III Domenica di Pasqua (Gv 14,1-11a)

Carissimi,

la promessa di Gesù ai discepoli (“Vado a prepararvi un posto”), esprime e intercetta una esigenza fondamentale di tutta la vita, quella appunto di trovare un posto. Un posto di lavoro, questione diventata ormai fondamentale nella nostra vita personale e nella società intera. Ma anche un posto nel cuore di qualcuno. E’ il posto che anche le centinaia di uomini, di donne, anche di bambini, che ancora una volta hanno perso la vita quest’oggi disperatamente cercavano. Cerchiamo un posto nel mondo In altre parole tutti cercano un posto in cui stare bene, anzi cercano il proprio posto. Quando questo non accade, oppure accade parzialmente tutto diventa incerto e insicuro. Forse la radice di ogni precarietà sta proprio nella difficoltà a trovare il proprio posto. Addirittura si è creato un epiteto, un insulto; si dice che uno è uno “spostato” quando è proprio squilibrato, fallito.

Sappiamo anche che tra il cercare e il trovare spesso passa una certa differenza. Si dice infatti che “molti cercano, pochi trovano, tanti si accontentano”. Non so se tutto questo è proprio vero, ma di fatto trovare il proprio posto nella vita non è così facile.

Vi è anche un secondo aspetto che la parola di Gesù evoca ed è la nostra nostalgia di qualcosa di definitivo, di pacificante, di risolutivo della vita. Egli infatti allude al posto vicino a Dio, allude a quel Paradiso a cui tutti siamo invitati. Ogni nostra ricerca di un posto quindi è anticipo e preparazione alla ricerca del posto, quello più vero ed eterno.

E' bello ascoltare oggi il Signore che ci rassicura poiché il posto definitivo, che da significato anche alla nostra ricerca quotidiana, non lo dobbiamo cercare, ma ci viene preparato. Anzi Gesù aggiunge che verrà a prenderci per condurci dove sta lui stesso. Anche questa pagina del Vangelo dunque ispira la nostra speranza in questo tempo pasquale.

Proprio qui allora possiamo trovare la forza e la fiducia per continuare a cercare il nostro posto nella vita. Pensare alle cose eterne e definitive e imparare da esse non diventa distrazione e svalutazione delle responsabilità e della importanza della nostra vicenda quotidiana, ma al contrario trovare un grande sostegno e ispirazione.

Vivere in questo orizzonte significa essere cercatori della verità, che è Gesù stesso, come abbiamo ascoltato. Possiamo allora oggi ricordare particolarmente Papa Francesco che per noi è esempio di cercatore della verità, che parla con verità anche quando questo diventa motivo di ostilità e di affronto. Come è successo in questi giorni dopo il suo ricordo del genocidio del popolo Armeno. Solo una politica ipocrita e miserabile come quella espressa dal Governo turco infatti può altezzosamente negare o rimuovere la verità che il Papa ha richiamato alla coscienza mondiale.

Chiediamo dunque nella preghiera di saper essere a nostra volta discepoli della verità, se ci lasceremo ispirare e guidare dal Vangelo troveremo quotidianamente il nostro posto dove poter vivere in pienezza il cammino a cui il Signore ci ha chiamato.

Don Gian Piero