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VI Domenica di Pasqua (Gv 15,26-16,4)

Carissimi,

                le pagine della Sacra Scrittura che oggi la liturgia ci propone si collocano come su due versanti temporali opposti.

Nel testo degli Atti degli Apostoli Paolo racconta il suo passato, la sua storia che nell'incontro con Gesù, da un significato nuovo a tutta la sua vita e alle sue scelte.

Ancora Paolo nella prima Lettera ai Corinzi “consegna” ai fratelli ciò che ha ricevuto, non semplicemente qualcosa di proprio. Anche qui dunque vi è una storia che continua, che viene trasmessa.

La pagina del Vangelo invece narra di un discorso di Gesù ai discepoli tutto orientato al futuro, alla prossima venuta dello Spirito Santo, al dono della sua testimonianza.

Entrambe queste condizioni, che costituiscono il presente (non c'è infatti vero presente senza un passato, ne senza un possibile futuro) hanno tuttavia una caratteristica comune che le raccorda e conferisce qualità e armonia per vivere.

Questa caratteristica unificante è la promessa. Dice infatti San Paolo “E ora sto qui sotto processo a motivo della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri”. Ed anche Gesù non annuncia semplicemente la venuta del Paraclito, ma lo promette: “Quando verrà il Paraclito, che io manderò dal Padre”.

Ciò che da autenticamente significato al nostro vivere, in altre parole è la possibilità, la capacità di stare dentro la dinamica della promessa. Essa infatti spiega la nostra storia, quindi il nostro passato, e al tempo stesso da credibilità, anzi, dice la scrittura, da speranza al nostro futuro.

La promessa è anzitutto quella di Dio, della sua salvezza, della sua misericordia, la promessa del sua Figlio Gesù e dello Spirito Santo.

Ma la promessa, anzi la capacità, la responsabilità di promettere è anche nostra, se lo vogliamo e ne siamo capaci. Questo può dunque essere l'impegno, il proposito, la testimonianza da portare in questo tempo di Pasqua. La mancanza di promessa fa spegnere la speranza. Questo nostro mondo, il nostro paese in questo momento, vive con poca speranza perchè nessuno sembra capace di esprimere promesse vere. Non è sufficiente infatti provare, tentare, tutte cose lodevoli e importanti sia ben chiaro, ma forse ci vuole qualcosa di ulteriore.

Ci interroghiamo quindi davanti al Signore: “Siamo capaci di promettere o ci accontentiamo di provare ? Siamo disponibili a costruire progetti di vita complessivi nei quali trova posto la promessa del Vangelo ?

L'intercessione di Maria Santissima, in questo mese di maggio, ci sostenga e ispiri il nostro cammino di fede.

Don Gian Piero