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Il Padre Nostro

Il Padre Nostro

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CATECHESI 2017-18

Il Padre Nostro

giovedì 12 ottobre - 1° incontro – Il Padre Nostro

Benvenuti a tutti. Vi sarete accorti che il canovaccio della catechesi di quest’anno riprende lo schema dell’anno scorso. Ci saranno dei momenti di catechesi a cadenza quindicinale nei tempi ordinari (ottobre - novembre, febbraio e aprile). In Avvento ci saranno gli esercizi spirituali predicati da un giovane prete, Paolo Alliata. La catechesi ordinaria sarà affiancata da tre catechesi bibliche, al sabato pomeriggio alle 18 nei mesi di gennaio e maggio. In Quaresima è previsto il quaresimale del venerdì a cadenza settimanale. Come vedete abbiamo una proposta di catechesi significativa.

Quest’anno nel nostro percorso di catechesi, faremo una riflessione articolata sul Padre Nostro. È la preghiera per eccellenza del cristiano della quale cercheremo di scoprirne aspetti vari. È una preghiera che tutti conosciamo a memoria e corriamo il rischio di ripeterla per abitudine.
Scopriremo il Padre Nostro come preghiera semplice, quotidiana e come preghiera della comunità cristiana inserita nella celebrazione della Messa e nella liturgia delle ore.

La prima parte sarà dedicata alla riflessione di questo testo che Gesù stesso ci consegna (???).

 

Il contesto in cui Gesù ci offre il Padre Nostro è che Gesù stesso si era messo a pregare. Questa sua esperienza aveva a tal punto colpito i suoi discepoli che quando Gesù finisce di pregare i discepoli gli chiedono: “Maestro insegna anche a noi a pregare” e, a partire da questa richiesta, Gesù risponde: “Quando pregate dite: Padre nostro che sei nei cieli…”

I primi destinatari di questa preghiera sono gli apostoli, cioè coloro che si erano messi alla sequela di Gesù. Quindi l’annuncio del Padre Nostro fatto da Gesù e la richiesta che viene dai discepoli sono gli elementi che spiegano il Padre Nostro. Questa preghiera è stata proposta ai discepoli e piano piano è entrata nella tradizione cristiana.

Inizialmente il Padre Nostro sostituì la preghiera ebraica come preghiera personale e perciò veniva recitato tre volte al giorno, mattina, mezzogiorno e sera. Successivamente entrò a far parte della liturgia delle ore e della celebrazione dell’eucarestia. Insieme al Credo era consegnato a coloro che venivano battezzati nella notte di Pasqua: il sabato in traditione simboli era il momento in cui i battezzandi ricevevano i simboli della Fede, il Padre Nostro e il Credo.
Come si vede questa preghiera divenne subito patrimonio della comunità, non rimase solo preghiera privata.

Questo testo non è qualche cosa di occasionale, estemporaneo, ma va intesa come una sorta di chiave interpretativa dell’annuncio di Gesù, diventa un modo per capire il suo pensiero, la sintesi di tutto il Vangelo. Dentro il Padre Nostro, così come nel Credo, c’è il nucleo fondamentale del Vangelo.

 

Il Nuovo Testamento ci ha tramandato il Padre Nostro in due versioni una più lunga, quella di Matteo, e una leggermente più abbreviata, quella del Vangelo di Luca. Nella redazione di Matteo il Padre Nostro si trova collocato al centro del discorso della montagna, delle beatitudini (Mt, cap. 5, 6, 7) e precisamente al cap.6, versetti 9-13.

Oltre che in Matteo e Luca il Padre Nostro è presente anche nei Vangeli di Marco e di Giovanni, anche se in essi non troviamo un testo analogo ma solo qualche frammento.
Per esempio il Vangelo di Marco (cap. 14) evoca fortemente il Padre Nostro nella preghiera di Gesù nell’orto degli ulivi:

[32] Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». [33] Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. [34] Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». [35] Poi, andato un pò innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. [36] E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu».

Troviamo vari rimandi al Padre Nostro: l’invocazione iniziale: “Padre” “allontana da me questo calice…. liberaci dal male” “non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu…… sia fatta la tua volontà”.

Nel Vangelo di Giovanni al capitolo 20 quando Gesù annuncia il suo ritorno al Padre, v. 17:

“Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».

Ancora, al cap. 6, vv. 33 - 35

“il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; [33] il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». [34] Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane [35] Gesù rispose: «Io sono il pane della vita;».

Le parole del versetto 34 ci ricordano: “dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Gesù risponderà: “io sono pane disceso dal cielo” e quindi quando noi diciamo “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, chiediamo che il Signore ci dia quanto ci è necessario ma chiediamo anche che non ci faccia mancare la presenza di Gesù. C’è un riferimento eucaristico trasparente in questa parte del Padre Nostro, ci riferiamo alla presenza di Gesù anche nell’eucarestia: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”.

Vediamo così come in tutti e quattro i vangeli possiamo trovare evocazioni del Padre Nostro. Anche in San Paolo possiamo trovare dei rimandi a questa preghiera, tanto che un autore (Benoit Standaert) parla di un quinto Padre Nostro presente nei testi dell’Apostolo Paolo.

 

Il Padre Nostro si rivela sempre più essere un compendio del Vangelo.

È importante avere uno sguardo complessivo di questa preghiera. La sua bellezza la coglieremo alla fine perché ogni particolare lo si coglie nella struttura complessiva di questo testo, in ciò che Gesù dice e in ciò che non dice, nella successione delle varie parti e nella connessione fra tutte le parti.

 

Il Padre Nostro di Luca è più breve e risulta più essenziale. Ecco la versione di Luca (cap.11):

[1] Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». [2] Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre, sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

[3] dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

[4] e perdonaci i nostri peccati,

perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,

e non ci indurre in tentazione».

Questa versione è mancante di alcune parti ed è più concentrata su una dimensione quasi mistica, legata ad una relazione a tu per tu con Dio.

 

La versione di Matteo può essere divisa in sette richieste o affermazioni. Questa articolazione in sette parti non è casuale poichè sappiamo come il numero sette evoca la pienezza, la perfezione e questo tipo di scherma numerologico è stato tramandato nella tradizione cristiana: sette sono i giorni della creazione, sette sono i bracci del candelabro degli ebrei, sette sono i sacramenti, sette sono le opere di misericordia, e così via. Il Padre Nostro con le sue sette richieste è come se dicesse che nulla va aggiunto e nulla va tolto, è una preghiera che non va toccata o modificata nel suo contenuto.

 

Dopo queste considerazioni di tipo introduttivo generale ci soffermiamo ora a considerare l’inizio di questa preghiera.

“Padre nostro che sei nei cieli” è l’inizio del padre Nostro nella versione di Matteo. Nella versione di Luca invece si comincia con “Padre”: è omesso “nostro” e “che sei nei cieli”. Quindi la parola fondamentale è: “Padre”. Il grande insegnamento è su come possiamo e dobbiamo rivolgerci a Dio. Per noi è diventata una cosa ovvia, abitudinaria, ma sappiamo benissimo che non è così. Ci ricordiamo che alcuni anni fa al catechismo, alla domanda “chi è Dio?” la risposta era “Dio è l’essere perfettissimo, creatore e signore del cielo e della terra”. In quella risposta non si diceva che Dio è padre. Evidentemente c’era un’altra impostazione.

Il vocativo “Padre” viene espresso da Gesù nel modo più familiare possibile: “Abbà” termine aramaico che veniva usato per rivolgersi al proprio genitore da parte di un bambino, “Babbo”.

L’utilizzo di questa espressione è insolita se confrontata con le preghiere giudaiche del tempo. In Gesù l’uso del termine “padre” dice l’essenza del suo rapporto con Dio, tanto è vero che Gesù lo usa nel momento cruciale della sua vita, nella preghiera nell’orto degli ulivi (Mc. 14, 36).

La parola “padre” viene ripresa da San Paolo nella lettera ai Galati al capitolo 4:

[6] E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!

e nella lettera ai Romani al capitolo 8:

[15] E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!».

È bellissimo. San Paolo dice che è lo Spirito che suggerisce ai credenti di chiamare Dio con il nome di Padre. Lo Spirito viene donato ai credenti nel Battesimo e per questo il Padre Nostro è la preghiera che i primi cristiani recitavano quando uscivano dall’acqua dopo essere stati battezzati perché solo allora potevano dire “Abbà”.

Il vocativo “Abbà” era usato per un padre umano ed è probabilmente per questo motivo che Matteo aggiungerà “che sei nei cieli”. Così in queste due parole viene detta una verità straordinaria di Dio: Dio è colui che mi è vicino, a cui posso rivolgermi dicendo babbo ma è anche colui che è nei cieli, qualcosa di apparentemente contraddittorio ma che siamo chiamati a tenere insieme nella fede, perché è la fede che ci aiuta a tenere insieme cose che sembrano impossibili.

 

Matteo, diversamente da Luca, aggiunge a “Padre” un’altra parola: “nostro”. L’aggiunta di “nostro” arricchisce la preghiera del Padre Nostro di un’altra dimensione, quella ecclesiale, comunitaria. In questo modo il Padre Nostro diventa una preghiera istituzionale, tanto è vero che possiamo dirla perché siamo qui insieme. Così accanto alla dimensione mistica, spirituale, personale c’è la dimensione ecclesiale, comunitaria che rende il Padre Nostro una preghiera unica. Il Padre Nostro, infatti, sta dentro la celebrazione della Messa dove, fin dall’antichità, è introdotto da una monizione: “Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire”. Si tratta di un’introduzione antica che afferma tutta la pregnanza di questa preghiera e l’umiltà di coloro che si dispongono a dirla per grazia di Dio, obbedienti e guidati dal suo insegnamento. Nella Messa attuale si possono usare anche altre formule che, però, hanno lo stesso senso, dicono che il Padre Nostro è la preghiera di un cristiano obbediente e umile.

 

Gesù, dunque, consente e invita gli apostoli a rivolgersi a Dio come fa lui stesso. Questa confidenzialità è il centro della predicazione di Gesù. L’essenza di Dio è la sua paternità che così esprime la sua azione di salvezza in tanti modi. Usando il termine Abbà noi esprimiamo la vicinanza di Dio e la particolarità del nostro rapporto con Lui, un rapporto che possiamo definire mistico, dove mistico significa unico, intenso, significativo.

Questo modo di relazionarsi di Gesù lo troviamo nel racconto della Pasqua, nel Vangelo di Giovanni: “Salgo al Padre mio e Padre vostro”. Notiamo come Gesù non dice mai il “nostro padre” ma “padre mio e padre vostro”, quasi a voler salvaguardare l’unicità del suo rapporto con il Padre. Gesù è consapevolmente il figlio di Dio.

Prima ancora di chiedere qualcosa, la preghiera deve cercare lo sguardo del Padre, lo sguardo del Padre presente, del Padre che è nei cieli, lo sguardo del Padre che è Padre dei miei fratelli.

 

Cosa possiamo imparare questa sera?

  1. Il Padre Nostro aveva nel cristianesimo primitivo una dimensione che noi forse abbiamo perduto: pronunziare il nome di Dio come Padre è frutto dell’azione dello Spirito Santo. E’ lo Spirito del Cristo risorto, lo Spirito Santo trionfante nella Pasqua, ricevuto nel Battesimo che ci suggerisce di chiamare Dio con il nome di “Padre”. Pregare il Padre Nostro evoca nel nostro cuore la presenza di Dio…
  2. Varrebbe la pena, scorrendo qualche pagina del Vangelo, di recuperare qualche eco del Padre Nostro, riprendere la sintesi del Padre Nostro di San Paolo nelle lettere ai Galati e ai Romani, oppure qualche suggestione che ci viene dalla lettura semplice di qualche brano in cui ci sembra di ritrovarlo.