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Il Padre Nostro (2)

Il Padre Nostro (2)

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CATECHESI 2017-18

Il Padre Nostro

giovedì 26 ottobre - 2° incontro – Il Padre Nostro

La preghiera del “Padre Nostro” nella versione di Matteo è articolata in sette punti. Dopo “Padre nostro che sei nei cieli” ci sono tre invocazioni che vanno verso l’alto: “sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà”. Alle tre invocazioni fanno seguito quattro richieste che guardano verso il basso, la vita terrena: “dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, non ci abbandonare nella tentazione, liberaci dal male”.

Come si vede il Padre Nostro è diviso in due dimensioni: la prima in cui l’orante che prega guarda verso il cielo, l’altra in cui implora Dio per le proprie necessità, per la propria condizione di umanità.

Nelle catechesi ci soffermeremo su questi momenti non secondo l’ordine proposto dalla preghiera ma in un altro ordine. Solo alla fine vedremo la connessione tra le varie richieste. Ci accorgeremo così come ogni singolo versetto può essere pregato per sé stesso e offre spunti di riflessione e preghiera.

 

Oggi ci soffermiamo sulla richiesta che più sentiamo appartenere alla nostra esperienza normale, concreta, la prima richiesta materiale: “dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

Il pane è l’elemento forte, il pane è qualcosa di essenziale nella nostra cultura, è l’alimento per eccellenza. È un’invocazione che dice un bisogno, dice una non-autosufficienza. Noi chiediamo quello che, nella maniera più radicale siamo consapevoli di non essere capaci di procurarci da soli, noi abbiamo bisogno di Dio, così come abbiamo bisogno del pane, noi abbiamo bisogno che Dio ci aiuti ad avere anche ciò che è più semplice, essenziale della vita, il pane. In questa invocazione rintracciamo sia una richiesta materiale, sia una richiesta spirituale che evoca l’eucarestia, come ricorda il capitolo 6º di Giovanni

[33] il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». [34] Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». [35] Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.

Quindi quando domandiamo “dacci il nostro pane quotidiano” noi chiediamo non soltanto la soddisfazione di un bisogno umano e materiale, ma invochiamo anche il dono della presenza di Gesù-eucarestia.

Se pensiamo a certe situazioni di missione dove il missionario passa una volta ogni tanto, noi sappiamo che l’eucaristia è un dono raro e prezioso che a volte invece noi banalizziamo. Certamente questo cibo richiama ciò che è essenziale, il pane è il riferimento e il nutrimento principale. Chiediamo a Dio di essere nutriti, noi che siamo “sazi da morire” come scrive in un bel libro con questo titolo lo psicanalista cattolico Claudio Risè, il quale sostiene che noi oggi moriamo di ingordigia, non di fame.

 

La seconda parola: “nostro” fa capire che la nostra richiesta è collettiva, come collettive sono tutte le richieste del “Padre nostro”, hanno a che fare con la comunità. Non prego mai solo per me. “Nostro “ dice il senso della appropriazione, per noi tutti insieme. Come faccio a dire “dacci oggi il nostro pane” se poi maltratto chi mi è vicino, se poi impedisco che questo pane venga distribuito, venga condiviso… La parola “nostro” evoca il senso della comunità, della solidarietà, della carità e che viene benedetto nel momento in cui viene condiviso. Noi che viviamo in una cultura profondamente individualistica, soggettivistica, unipersonale. Oggi si parla di famiglie unipersonali, fatte da una sola persona, perciò dire “nostro” è molto impegnativo, provocatorio per la cultura di oggi. Quando dico “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, cosa vuol dire per me il termine “nostro”, a chi mi riferisco, a chi lo applico? Un pane che Gesù ci dona e che dobbiamo condividere. Ricordiamo a questo proposito il passaggio del Vangelo di Luca al capitolo nono:

[12] Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta». [13] Gesù disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare».

è un invito a darsi da fare, ad essere solidali anche se poi sarà lui a fare il miracolo.

Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». [14] C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: «Fateli sedere per gruppi di cinquanta». [15] Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. [16] Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla. [17] Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

 

La terza parola, “quotidiano”, traduce la parola greca “epiousios”, una parola un po’ misteriosa che non si trova in altri testi greci dell’epoca. Si pensa che sia stata coniata dagli evangelisti. Ha un significato plurimo; può significare “quotidiano”, “necessario”, “sostanziale”…

I vari significati di questa parola però sono omogenei, non si contraddicono, si completano e articolano meglio il pensiero.

Nel vangelo di Matteo il Padre Nostro è collocato al centro del discorso della montagna, delle beatitudini (capitolo 5, 6 e 7) che è un discorso dotato di una forte valenza escatologica; è un discorso proiettato sul futuro, guardando agli ultimi giorni, al ritorno di Gesù. E’ un discorso che si proietta nel futuro, il discorso della speranza proprio nel momento della difficoltà, della fatica, del pianto, della povertà.

[3] Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

[4] Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

[5] Beati i miti, perché erediteranno la terra.

[6] Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

[7] Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

[8] Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

[9] Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

[10] Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

[11] Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. [12] Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

In questo contesto che cosa vuol dire la richiesta del pane “quotidiano”? Quale pane chiediamo e per quando? Per oggi o per domani? Per la vita eterna? Il pane che domandiamo non è solo per oggi ma è il pane in vista della vita eterna, ha una valenza escatologica; il pane che chiediamo è per il nostro domani infinito è il pane stesso che è Gesù, il pane della speranza, il pane della fede. Questo ci aiuta e ci introduce a vivere l’Avvento che è un tempo in cui celebriamo la venuta di Gesù nella storia ma nello stesso tempo ci proiettiamo verso l’ultima venuta di Gesù.

 

È il pane per il domani ma è anche qualcosa di concreto di cui ho esperienza, è il pane per il mio oggi, “quotidiano”, il pane di cui ho bisogno giorno per giorno per andare avanti. Qui il riferimento biblico è alla “manna”, un nutrimento che andava raccolto e consumato in giornata, non si conservava, faceva appello alla fede, alla fede che domani Dio avrebbe provveduto ancora, perché è Dio che ci sostiene, non sono io che accumulo per provvedere a me stesso. E’ il tema della Provvidenza. Il pane di cui si parla è sia il pane del cielo sia il pane della terra; uno senza l’altro non sono comprensibili e il pane del regno è stato anticipato ed è Gesù stesso.

Gesù dunque continua nella storia come pane eucaristico. In quel pane abbiamo in anticipo la primizia del regno e la salvezza definitiva portata da Gesù stesso.

 

Questo versetto del Padre Nostro evoca due grandi dimensioni del nostro vivere.

  1. L’essenzialità. Cosa è essenziale?
  2. Il quotidiano. Cosa è quotidiano?

Su questo tema ho trovato un intervento molto interessante di Luciano Manicardi, priore di Bose, nel libro “Quotidiano e Vangelo”. I grandi fatti della vita hanno la loro radice nella quotidianità:

Mt. 24: [37] Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. [38] Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, [39] e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo.

 

Lc. 17: [26] Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: [27]mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. [28] Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; [29]ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. [30]Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà.

 

Cosa è essenziale nel nostro quotidiano? Il quotidiano è quella manciata di tempo che ci viene consegnato e sul quale ci dobbiamo interrogare per capire come lo abbiamo usato.

 

Tre scelte noi possiamo riprendere quotidianamente:

  1. la cura di noi stessi, del nostro cammino
    • la capacità di interrogarci su dove siamo, cosa stiamo facendo, dove stiamo andando…
    • l’invocazione per il pane quotidiano, che è il pane della Parola, dell’alimento interiore, della quiete, della calma, della capacità di prendere la distanza dalle cose, la sosta…, di prenderci degli intervalli per riflettere…
  2. le relazioni
    • le relazioni all’insegna del rispetto, della puntualità, dell’affidabilità…
    • il coltivare l’autenticità nei rapporti…
  3. la presenza di Dio nel quotidiano
    • Dio è nei miei pensieri?
    • dove si esprime il mio essere discepolo di Gesù, dov’è la mia sequela di Gesù? Il Padre Nostro è innanzitutto la preghiera dei discepoli; a partire dai discepoli diventa la preghiera per tutti… sono i discepoli che insegnano a pregare.

 

Che cosa è essenziale per la mia vita quotidiana?