fbpx
Il Padre Nostro (7)

Il Padre Nostro (7)

CATECHESI 2017-18

Il Padre Nostro

giovedì 26 aprile - 7° incontro – Il Padre Nostro

Questa sera ci soffermiamo sulla invocazione con cui si conclude il Padre Nostro: “ma liberaci dal male”. Cominciamo con alcune osservazioni preliminari.

È una conclusione brusca dal momento che, diversamente da altre preghiere giudaiche, non termina con una lode a Dio.

Inoltre, è una conclusione che riprende il tema dell’invocazione precedente: “non ci indurre in tentazione”, tanto è vero che nella redazione di Luca questa frase non la troviamo.

Questa conclusione lascia aperti degli interrogativi che permettono per un verso di cercare delle risposte personali e per un altro fa intravedere che la parola di Dio non ha come scopo di dare una risposta a tutto. (Il cammino della fede cristiana entra nella dimensione del mistero, non di qualcosa di cui non si capisce nulla, ma come di una realtà che non si finisce mai di comprendere. La dimensione del mistero ci apre ad un approfondimento costante, ad una scoperta che si rinnova, legata alla parola di Dio più che al dogma. Ci rendiamo conto che per essere cristiani non bisogna aver capito tutto, non è necessario.)

Indubbiamente tra le ultime due invocazioni del Padre Nostro esiste un parallelismo.

Questa conclusione possiamo vederla come un grido, un gemito. Non sembra una preghiera ma piuttosto l’invocazione forte di chi percepisce esattamente un pericolo.

Dopo le osservazioni preliminari rispondiamo a due domande:

  1. cosa si intende per “male”?
  2. a cosa fa riferimento il termine: “liberaci”?

a) Di quale male parla il Padre Nostro? Quando noi pensiamo al male pensiamo a tante cose:

  • Il male può essere qualcosa di cattivo, di malvagio; può essere il male che ha a che fare con il peccato; è il male morale,
  • Il male è anche ciò che è legato al limite umano, le miserie che ostacolano la vita,

Già in questa prima distinzione ci sono sfumature molto importanti. A cosa si riferisce il Padre Nostro? Probabilmente ad entrambe. Infatti Gesù nei Vangeli ha cercato di porre rimedio ad entrambe, pensiamo ai miracoli. Tuttavia il male a cui si riferisce il Padre Nostro non può essere soltanto la malattia. Gesù non è venuto a fare il guaritore delle malattie…

C’è poi un terzo possibile significato di male:

  • il male può essere inteso anche come una realtà che si esprime in termini personali, personificati, cioè il male è il “Maligno”. In questo caso la conclusione della preghiera sarebbe ancora più profonda: “liberaci dal Maligno” e questa sembra essere il significato più accreditato.

Questo significato darebbe al Padre Nostro un sapore apocalittico ed escatologico. C’è una lettura del Padre Nostro che va in questa direzione: lo abbiamo già visto a proposito dell’invocazione “dacci oggi il nostro pane quotidiano” in cui il pane non è tanto quello materiale quanto il pane celeste, l’eucaristia, è il pane per la vita eterna, qualche cosa che va al di là della semplice contingenza.

Quando si parla di contesto apocalittico ed escatologico ci si vuol riferire a ciò che avverrà alla fine della storia, al grande scontro definitivo tra Cristo e Satana. In questo senso è molto probabile che quando Gesù nel Padre Nostro insegna a dire “liberaci dal Male” intenda riferirsi alla liberazione dal Maligno che è colui contro il quale si compirà la lotta finale della storia.

Di questa lotta finale è piena tutta la Sacra Scrittura e in particolare il Nuovo Testamento.

  • Col. 1, 13: “[13]E' lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, [14]per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati.
    Questo inno inizia parlando di Gesù come immagine del Dio invisibile… Questo inno potrebbe essere letto anche al posto del Credo.
  • 2 Tess.2, 7-8: “[7]Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. [8]Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, [9]la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri.
  • Mc., 3, 27: “[27]Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. [28]In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; [29]ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna». [30]Poiché dicevano: «E' posseduto da uno spirito immondo».
    Qui si vede come l’iniquità è già presente e attiva nella storia, è una presenza oscura e misteriosa.
  • Lc. 11, 20: “[20]Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
    In questa lotta che comincia con la presenza del Signore sta anche la dimensione essenziale dell’annuncio, che è quello dell’avvento del regno di Dio. Non è un caso che il Padre Nostro inizi proprio così: “venga il tuo Regno”. Se questo è l’annuncio l’allontanamento di Satana ne è una conseguenza.
  • Lc. 10, 17-20: “[17]I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». [18]Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. [19]Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. [20]Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli».
    È la venuta del Regno dei cieli

Qual è il senso del male da cui chiediamo la liberazione nel Padre Nostro?

Può essere il male fisico, il male morale, il male che è il Maligno. Ciascuno di noi può pregare il Padre Nostro tenendo conto di queste tre dimensioni e orientando il proprio sentire in modi diversi. Il termine che viene usato, il male, si presta a molteplici letture, ma l’ultima sembra la più pertinente.

 

b) Vediamo ora il secondo termine: “liberaci”. È una parola probabilmente mal tradotta: il verbo greco richiama un concetto più esteso e cioè vuol dire: “strappare dal pericolo di cadere nell’abisso”. “Liberaci” più che alla liberazione da una qualche forma di prigionia (liberazione evoca un’idea di prigione; essere liberato da qualcosa che mi blocca, che mi incatena), andrebbe intesa come “strappare dal pericolo di cadere”, evoca la dimensione del cammino; il cadere è tipico di chi è in movimento, dal momento che chi è fermo non cade.

“Liberaci” allora sarebbe da intendere come “Strappaci dal pericolo di cadere nell’abisso, proteggici contro le difficoltà del cammino, difendici dalle insidie che tramano sulla nostra strada”. L’immagine del cammino che viene ostacolato, un’immagine molto bella per descrivere la vita cristiana in movimento, è ripresa spesso nei salmi. A titolo di esempio ne leggiamo qualcuno.

  • Salmo 139 (140):
    [2]Salvami, Signore, dal malvagio,
    proteggimi dall'uomo violento,
    [3]da quelli che tramano sventure nel cuore
    e ogni giorno scatenano guerre.

    [6]I superbi mi tendono lacci
    e stendono funi come una rete,
    pongono agguati sul mio cammino.
    Le parole Padre Nostro riprendono questi concetti.

 

  • Salmo 68 (69):
    [2]Salvami, o Dio:
    l'acqua mi giunge alla gola.
    [3]Affondo nel fango e non ho sostegno;
    sono caduto in acque profonde
    e l'onda mi travolge.
    Anche qui è la preghiera del giusto che rischia di cadere, di trovare una strada piena di insidie.

Concludendo possiamo notare che l’invocazione “liberaci dal male” trova un’analogia con il versetto: “non abbandonarci nella tentazione”. Perché tutto questo? Evidentemente noi nella vita di fede sentiamo profondamente di essere salvati, redenti e viviamo l’anticipo della pienezza di questa redenzione. Nella nostra umanità, però, sperimentiamo frequentemente il nostro limite, il nostro peccato, il peccato degli altri, le strutture di peccato (come venivano chiamate anni fa, ad es. le ingiustizie, la finanza speculativa, ecc.), quelle che ostacolano le persone semplici che con queste devono fare i conti, volenti o nolenti.

Noi sperimentiamo questa duplice dimensione della vita: da una parte la fede che ci dice “tu sei salvato, e quindi hai speranza” e dall’altra la nostra umanità che ancora incontra il mistero del limite. Forse è per questo motivo che il Padre Nostro comincia parlando di Dio e finisce parlando di Satana.

“Liberaci dal Maligno” questa è l’ultima parola. In questa duplicità sta tutta la nostra vita, le nostre fatiche. Di questa duplicità parla San Paolo quando dice.

  • Rm. 8, 18-22: “[18]Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. [19]La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; [20]essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza [21]di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. [22]Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto;

Molto bella questa immagine dell’attesa, delle doglie, del gemito ma al tempo stesso anche della caducità, della corruzione e della dimensione definitiva nella quale noi abbiamo un riscatto che ci è stato dato come caparra già oggi.

Recuperiamo quindi il senso del nostro cammino. Questa è la nostra condizione e la nostra realtà di credenti. Il non credente può anche decidere di stare fermo. Ma lo stare fermi è proprio la tentazione dalla quale noi credenti chiediamo di essere liberati, come dicevamo la volta scorsa quando parlavamo della tentazione di “tirare i remi in barca”… Il cristiano è colui che è in cammino, in movimento; alle volte va di corsa, alle volte lentamente, alle volte inciampando, alle volte cadendo ma è sempre in movimento.

Come conclusione leggo un salmo bellissimo che di questo cammino fa un canto: il cammino del pio credente che si reca al Tempio di Gerusalemme e lo vede da lontano. Vede il tempio del Signore ricoperto da materiali lucenti che lo facevano risplendere anche a chilometri di distanza. Il pellegrino attraversa la valle del pianto ma è sostenuto dal desiderio e dalla nostalgia di arrivare alla casa del Signore. Lì e soltanto lì potrà fermarsi.

  • Salmo 83 (84): Canto di pellegrinaggio
    ….
    [2]Quanto sono amabili le tue dimore,
    Signore degli eserciti!
    [3]L'anima mia languisce
    e brama gli atri del Signore.
    Il mio cuore e la mia carne
    esultano nel Dio vivente.
    [4]Anche il passero trova la casa,
    la rondine il nido,
    dove porre i suoi piccoli,
    presso i tuoi altari,
    Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.
    [5]Beato chi abita la tua casa:
    sempre canta le tue lodi!
    [6]Beato chi trova in te la sua forza
    e decide nel suo cuore il santo viaggio.
    [7]Passando per la valle del pianto
    la cambia in una sorgente,
    anche la prima pioggia
    l'ammanta di benedizioni.
    [8]Cresce lungo il cammino il suo vigore,
    finché compare davanti a Dio in Sion.
    [9]Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
    porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.
    [10]Vedi, Dio, nostro scudo,
    guarda il volto del tuo consacrato.
    [11]Per me un giorno nei tuoi atri
    è più che mille altrove,
    stare sulla soglia della casa del mio Dio
    è meglio che abitare nelle tende degli empi.
    [12]Poiché sole e scudo è il Signore Dio;
    il Signore concede grazia e gloria,
    non rifiuta il bene
    a chi cammina con rettitudine.
    [13]Signore degli eserciti,
    beato l'uomo che in te confida.

Questo salmo è come una sintesi nella quale ci viene detto che anche passando per la valle del pianto, in virtù della fede, la possiamo cambiare in una sorgente e che, lungo il cammino, addirittura, cresce non la stanchezza ma il vigore. E’ un paradosso: il pellegrino che fa chilometri di strada, più cammina più si stanca; il salmo invece dice che il vigore del pellegrino cresce quanto più si avvicina al tempio del Signore.

Questo è un orizzonte di grande speranza. Nel Padre Nostro possiamo trovare tanti spunti di speranza che lo fanno diventare una preghiera personale. Col Padre Nostro possiamo chiederci:

  • Qual è la mia tentazione…
  • Qual è il male da cui voglio essere liberato…
  • Qual è il pane quotidiano di cui ho bisogno…
  • Qual è il regno che aspetto…