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SS. NAZARO E CELSO

Il padre era un alto magistrato mentre la madre, Santa Perpetua, era stata avviata alla fede cristiana dallo stesso San Pietro e da Lui battezzata. In quel tempo il paganesimo era ancora la religione imperante mentre l'ebraismo era tollerato per ragioni di stato, il cristianesimo era considerato non solo come una setta, ma anche pericoloso per l'integrità dell'impero; per questo si doveva impedirne la diffusione. Giunto alla giovinezza Nazaro doveva decidere fra il paganesimo, che gli avrebbe aperto le vie dell'agiatezza, e il cristianesimo che, invece era oggetto di sprezzo e di pubblica condanna. Un giorno il padre lo condusse con sé con l'intenzione di iniziarlo alla religione pagana, d'improvviso Nazaro si arrestò ed, a parole, dimostrò al padre l'assurdità dell'idolatria dichiarando di voler seguire la religione della madre. Nazaro si presentò a San Lino, successore di San Pietro, e, in breve tempo, ricevette il Battesimo e fu avviato a predicare il Vangelo presso famiglie e compagni conosciuti a Roma, ma fu costretto ad abbandonare la città per non essere oggetto di persecuzione. Per dieci anni percorse le strade italiane fino ad arrivare a Milano. Ben presto, a causa della sua religione e delle molte conversioni ottenute, fu arrestato e, condotto davanti ad Anolino, prefetto dell'Italia settentrionale, fu condannato all'esilio. Su suggerimento della madre, apparsagli in sogno, si recò ad evangelizzare le Gallie. Mentre percorreva la Svizzera giunse a Ginevra ove una santa donna, da Lui convertita, gli affidò il suo unico figlio Celso come discepolo e compagno nell'apostolato. Dopo aver percorso gran parte della Gallia giunti a Treviri furono arrestati dal prefetto che li rimandò a Roma dove San Nazaro fu condannato ad essere affogato. Fatto salire su una nave con Celso furono portati in alto mare e gettati fuori bordo, d'improvviso si videro i due Santi camminare sulle acque mentre la nave rischiava l'affondamento travolta da una tempesta. Spaventati del temuto naufragio li marinari esecutori del tirrenico decreto di Nerone, ed illuminati dalla prodigiosa situazione dei Santi conobbero il loro fallo risolvettero di riceverli di nuovo in barca e dopo breve preghiera delli medesimi videro il mare in subita bonaccia. Da tali prodigi persuasi quei marinari della santità delle persone da loro oltraggiate, e della religione da essi predicata, chiesero ed ottengo dai Santi istruzione e Battesimo. Dopo tali avvenimenti quei novelli cristiani non si azzardavano ritornare a Nerone, e pieni della speranza in Dio, confortati della compagnia dei Santi abbandonarono le vele alla direzione della Provvidenza. Prosperamente navigando entrato nel nostro mare il fortunato naviglio volse la prora verso Genova città allora libera e alleata col Romano Impero. Distanti ancora da quelle mura 600 incirca passi videro sopra una delle colline di Albaro un tempio e una torre con intorno un’area circondata da macerie. Qui per ispirazione divina approdarono i Santi ed atterrati gli idoli che ritrovarono in quel tempio, consacrato alla falsa deità delli loro morti, cominciarono a predicare la fede in Gesù Cristo con felice riuscimento e senza veruno incontro, battezzarono quanti si convertirono; vi celebrarono il Divino Sacrificio e diedero così ad Albaro il vanto di essere la prima terra, non solo del Genovesato, ma di tutta la Italia, dove si è palesemente predicata e ricevuta la fede di Cristo, e dove è stata celebrata la prima Messa quietamente. Da Albao passarono a predicare in Genova, dove in pochi giorni videro ricevuta e radicata la santa nostra religione, che per grazia particolare dell’Altissimo da poco meno di secoli diciotto conserviamo purissima, mai turbata dalla eresia, né mai amareggiata per sangue sparso da’ martiri della nostra terra. Compiuto con tanta felicità e frutto il loro apostolato in Genova, passarono i nostri Santi a Milano, dove infuriava la persecuzione contro i cristiani. Appena giunto in città Nazaro fece visita a San Gervasio e San Protaso incarcerati e rinvigorito da quella visita continuò nella sua missione di conversione. A causa della loro religione San Nazaro e San Celso furono nuovamente denunciati, arrestati e, condotti davanti al prefetto Anolino, condannati a morte per decapitazione. Condotti fuori di Porta Romana in un luogo detto dei Tre Mori il 28 luglio 69 fu eseguita la condanna. San Nazaro aveva 34 anni, San Celso solo 18.

Appena martirizzati comparvero in visione ad un certo Cerasio, presso il quale erano stati ospiti in parecchie occasioni, ordinandogli di seppellirli in un suo campo. All'alba del 10 maggio 395 sant'Ambrogio, dopo una visione divina che gli rivelava il luogo della sepoltura di San Nazaro e gli imponeva di porlo in venerazione, si recò fuori di porta Romana verso il campo dei Tre Mori. Giunto sul posto fece scavare dove gli era stato indicato in visione. Dopo poco comparve una tomba contenente il corpo intatto, soavemente profumato e ancora sanguinante di San Nazaro. Quest'episodio è narrato dallo stesso segretario di Sant'Ambrogio, Paolino, nella biografia del santo: Vitae Ambrosii, ai capitoli 32 e 33. Il corpo di San Nazaro fu trasportato nella Basilica dei Santi Apostoli, che poi prese il nome di Santi Apostoli e San Nazaro Maggiore, mentre il corpo di San Celso non fu ritrovato. In quel luogo fu costruita la chiesa di San Nazaro in Campo.